Un ringraziamento speciale a Francesca Borroni per la sua
disponibilità nella rilettura.
Lo sport porta dei benefici nella crescita fisica ed intellettuale
dei ragazzi, i quali indirettamente, hanno effetti positivi sullo sviluppo di
un Paese. La maggior parte delle persone, oramai, è ben consapevole degli esiti
positivi dell’attività fisica e dello sport sulla salute dell’uomo. Al
contrario, meno persone conoscono l’impatto di quest’attività durante le fasi
di crescita dei bambini e dei ragazzi, sotto l’aspetto del successo nei
risultati scolastici.
Lo scopo di questo articolo è quello di capire se praticare sport
in età giovanile potrebbe avere conseguenze negative sul rendimento scolastico.
Trudeau e
Shephard (2008) hanno pubblicato una meta-analisi dopo aver revisionato
sistematicamente tutta la letteratura scientifica sull’argomento (1966 al 2007),
allo scopo di valutare gli effetti dell’attività fisica sui risultati
accademici nei giovani delle scuole elementari e superiori. I risultati
ottenuti dagli autori hanno mostrato che, aumentando il tempo dedicato allo
sport da una volta alla settimana fino ad un allenamento quotidiano, il
rendimento scolastico dei ragazzi migliora o, comunque, non subisce alcuna
conseguenza negativa.
Sfortunatamente, nella maggior parte dei casi, ancora oggi i genitori
sono mal informati o, addirittura, ignorano completamente le ragioni per cui è
importante iscrivere il proprio figlio ad un’associazione sportiva. Tanto è
vero che lo sport praticato in età giovanile è stato soggetto di dibattito in
quanto, ad esso, è stata attribuita la colpa di essere un fattore
controproducente per i risultati scolastici. Questo pregiudizio potrebbe
nascere dal fatto che, in molti, credono che il tempo impiegato dai giovani per
allenarsi vada a sostituire quello dedicato allo studio.
Gary Becker, economista statunitense e premio Nobel per l’Economia
nel 1992, ha introdotto il quadro teorico del modello dell’allocazione del
tempo e della produttività nello studio (Becker, 1965). L’idea fondamentale del
modello consiste nel fatto che il tempo della giornata di un ragazzo si divide
in tempo dedicato allo studio e quello dedicato al tempo libero. Becker sostiene
che il tempo libero debba essere ulteriormente diviso e, a seconda delle scelte
di un ragazzo, esso può essere impiegato in buone o cattive abitudini. Lo sport,
visti i sui affetti sul fisico e la mente, è un esempio di tempo libero
impiegato in modo positivo. In questo contesto, fare sport non toglierà tempo
dedicato allo studio ma ridurrà la possibilità che i ragazzi lo occupino in
modo meno produttivo o sbagliato (es.: guardando la TV, stando troppe ore al
PC, giocando ai videogiochi o in feste dove fumano e bevono). A confermare
questa teoria sono due studi: nel primo si è constatato che atleti di ambo i
sessi dedicano maggior tempo allo studio che guardando la televisione rispetto
ai non atleti (Anderson 1998), mentre il secondo ha riscontrato che più tempo i
bambini passano davanti alla televisione e maggiore sarà il declino dei loro
risultati scolastici (Sharif, Sargant 2006).
Lo sport non è il solo esempio di attività produttiva svolta durante
il tempo libero ed a cui attribuire un effetto positivo indiretto sul rendimento
degli studenti (lo sono anche suonare uno strumento, leggere un libro o
recitare). Praticare attività motorie ha altre conseguenze importanti sul corpo
umano. Infatti, in letteratura medica, esistono molte evidenze empiriche che
confermano l’associazione fra l’attività fisica praticata regolarmente e i
parametri fisiologici che rispecchiano un buono stato di salute nei giovani
(Strong et al. 2005). I principali benefici comprendono: la costruzione e il
mantenimento di ossa, articolazioni e muscoli; una miglior abilità nel
movimento (Gao 2012); oltre alla prevenzione delle patologie metaboliche
associate ad uno stile di vita sedentario come, ad esempio, l’obesità e il
diabete di tipo 2, i quali possono comparire anche in giovane età (Datar, Sturm
2006).
Lo stesso Becker aveva già
visto, nello sport giovanile e nell’istruzione, un vero e proprio patrimonio d’investimento,
introducendo in letteratura un nuovo concetto: il capitale umano, il quale si è visto possedere la capacità di
influenzare indirettamente in modo positivo e sostanziale lo sviluppo economico
di un territorio.
Col termine capitale umano, Becker
intende l’insieme delle conoscenze e delle competenze acquisite da un individuo
attraverso l’istruzione, la formazione e l’esperienza lavorativa. Tali
conoscenze e capacità non sono solamente legate alla realizzazione economica e
sociale dell’individuo, ma hanno anche un impatto sulla società di cui egli fa
parte. Questo capitale è alla base del sistema delle relazioni interpersonali
che generano lo sviluppo della comunità, del territorio e di conseguenza
dell’Economia di un Paese (Becker 1965). Al contrario, fenomeni come
l’emigrazione data dalla non valorizzazione dei talenti o l’insufficienza di
denaro da assegnare all’istruzione pubblica, costituiscono esempi di
impoverimento del capitale umano con conseguenze negative sullo sviluppo
economico del territorio.
Gli studi di Gary Becker non sono la sola spiegazione di come lo
sport aumenti l’efficacia nello studio. Anche studi scientifici in Pedagogia,
Fisiologia, Psicologia e Sociologia hanno fatto chiarezza sulla relazione tra
sport ed istruzione.
Esistono evidenze in campo neurologico che spiegano la Fisiologia
di come l’attività fisica migliori il meccanismo dell’apprendimento durante la
fase di crescita dell’uomo. Altri studi hanno associato quest’attività al
mantenimento della funzione cognitiva durante l’invecchiamento (Kramer et al.
2006) e alla prevenzione dell’Alzheimer (Rovio et al. 2005). La funzione
cognitiva, nell’uomo, viene identificata anche come la capacità intellettiva, la
quale comprende: l’attenzione, la memoria, la produzione e la comprensione del
linguaggio, l’apprendimento, il ragionamento, il problem solving e il processo
decisionale (Wikipedia). Nei mammiferi, come nell’essere umano, l’abilità
d’apprendimento e la memoria sono dovute al fenomeno fisiologico chiamato
potenziamento a lungo termine (Long Term Potentiation, LTP) che avviene nel
cervello a livello ippocampale. L’attività fisica praticata regolarmente viene
associata ad un aumento della neurogenesi (costruzione e mantenimento di nuove
cellule nervose) (Cooke, Bliss
2006). Di conseguenza, un’elevata trasmissione neuronale nell’ippocampo, porta
miglioramenti nella funzione cognitiva (Anderson et al. 2000). In ultimo, i
fattori neuro-protettivi, come insulin-Like Growth Factor-1 (IGF-1) o il brain
derived neurotrophic factor, mantengono efficace la funzione dei neuroni e,
nell’insieme, questo meccanismo velocizza l’apprendimento (Trudeau, Shephard
2008).
A confermare tale fenomeno è lo studio condotto da Sibley e Etnier
(2003), che ha trovato l’esistenza del legame fra l’attivitá fisica e una
migliore funzione cognitiva nei ragazzi. Altresí, lo studio condotto da Felfe e
coll. (2011), mirava ad analizzare l’effetto della partecipazione ad un’associazione
sportiva extrascolastica, sullo sviluppo delle capacità psicologiche dei
bambini in Germania. Dai risultati emergono esiti positivi sia per le capacità
cognitive, misurate attraverso il rendimento scolastico, sia per quelle non
cognitive. Dove queste ultime vengono determinate essenzialmente da una riduzione
dei problemi emotivi e d’inferiorità dei bambini.
Praticare
sport durante le fasi di crescita, oltre ad avere effetti sulla funzione
cognitiva, produce conseguenze positive anche sulla funzione non cognitiva
(Kirkcaldy 2002; Nelson 2006), ovvero: la formazione del carattere, come la
motivazione, la disciplina, la tenacia, lo spirito competitivo, la
responsabilità, la perseveranza, l’autocontrollo e il credere in se stessi. Queste
influenze positive sul carattere dei giovani, sono importati soprattutto perché
riducono significativamente gli atteggiamenti di disturbo da
parte dei bambini durante le ore di lezione (Evans 1985; Allison 1985). Invece,
durate gli anni dell’adolescenza, riducono la possibilità che i ragazzi abbandonino
la scuola.
Queste considerazioni sono basate su delle recenti scoperte scientifiche, le
quali dimostrano che le abilità cognitive vengono acquisite, per la maggior
parte, durante la prima infanzia, mentre quelle non cognitive durante l’adolescenza
e fino a 20 anni di età (Heckman et al. 2006; Pfeiffer,
Reuß 2007). Heckman e coll. (2006) hanno dimostrato l’importanza di tali
capacità, grazie alla scoperta di evidenze scientifiche che confermano il fatto
che nei ragazzi diminuisce la possibilità di lasciare la scuola ed aumenta la
probabilità di finire il college grazie al miglioramento delle capacità non
cognitive. Altre
ricerche, poi, evidenziano la relazione ormai ben consolidata tra la
partecipazione ad attività sportive nella scuola superiore e i traguardi
Universitari, nonché i successi lavorativi nei giovani (Barron et al 2000;
Eide, Ronan 2001; Pfeiffer, Cornelissen 2010; Stevenson 2010).
James Heckman, economista e statista statunitense e vincitore
del premio Nobel per l’economia nel 2000, come Gary Becker, evidenzia l’importanza
di investire sul capitale umano fin dalla tenera età, allo scopo di produrre
effetti di lungo periodo. Secondo James, tale capitale comprende sia le abilitá
cognitive sia quelle non cognitive, ritenendole la chiave di volta per la
riuscita e il successo nei diversi ambiti dell’agire umano.
In conclusione, questo mio primo articolo in questo mio nuovo
blog rappresenta un punto di partenza interessante per comprendere come, il
rendimento scolastico in età giovanile non subisca un decremento
statisticamente significativo quando allo studio viene associata un’attività
sportiva. Anzi, come avete potuto leggere dalle diverse evidenze scientifiche
che ho appena presentato, lo sport sembra avere un ruolo molto importante nello
sviluppo dei giovani e determinate per la loro formazione caratteriale. Come se
non bastasse, attraverso lo sport i ragazzi possono partecipare alle emozioni
altrui, condividere esperienze, confrontarsi con i loro coetanei, muoversi e
percepire il loro corpo nello spazio, conoscere se stessi, insomma cominciare
ad affrontare la vita fuori dall’ambito famigliare. Soprattutto considerando il
fatto che le nuove generazioni, stanno crescendo in un periodo dove il rischio
dell’abuso delle nuove tecnologie, computer, videogiochi, smartphone e
televisione, potrebbe portare disturbi psicologici. Come emerge da una ricerca
svolta in America, su una campione di 3.000 ragazzi, monitorati per due anni, i
ricercatori hanno trovato che essi giocavano in media 20 ore a settimana ai
videogiochi. Soprattutto, i soggetti presentavano chiari sintomi di depressione
e crisi d’ansia, nonché problemi di socializzazione con gli altri bambini
(Gentile 2011). Credo che sia nostro dovere far conoscere loro l’importanza
dello sport e aiutarli a farglielo praticare nel modo migliore, insieme
all’istruzione, insomma, investire nel capitale umano. E proprio in merito, vi
lascio con una frase di Gary Becker: il successo e la crescita saranno in quei
Paesi che sapranno investire nei propri cittadini.
Alessandro Stefanescu
Alessandro Stefanescu
BIBLIOGRAFIA:
Allison D.B., Faith M.S., Franklin R.D., Antecedent
exercise in the treatment of disruptive behavior: A meta-analytic review, Clin.
Psychol.: Sci. Pract., 2, 1985, 279-303.
Anderson B. J., Rapp D.N., Baek D.H.,
McCloskey D.P., Coburn-Litvak P.S., Robinson J.K., Exercise
influences spatial learning in the radial arm maze, Physiol.
Behav., 70, 2000,
425-429.
Anderson D. J., If You Let Me Play: The
Effects of Participation in High School Athletics on Students’ Behavior and
Economic Success, Cornell University, Ph.D. Dissertation, 1998.
Barron J. M., Ewing B. T., Wadell G. R.,
The Effects of High School Athletic Participation on Education and Labor Market
Outcomes, Rev. of Econ. and Stat., 82, 2000, 409-421.
Becker G. S., A Theory of the Allocation
of Time, Econ. J., 75, 1965, 493-517.
Cooke S.F., Bliss T.V., Plasticity in
the Human Central Nervous System, Brain, 129, 2006, 1659- 1673.Nelson M.C., Gordon-Larsen
P., Physical activity and sedentary behavior patterns
are associated with selected adolescent health risk behaviors. Pediatrics,
117, 2006,
1281-1290.
Cooke S.F., Bliss T.V., Plasticity in
the human central nervous system, Brain, 129, 2006, 1659-1673.
Datar A., Sturm R., Childhood
Overweight and Elementary School Outcomes, Int. J.
Obes. 30, 2006,
1449-1460.
Datar A., Sturm R., Childhood
overweight and elementary school outcomes, Int. J.
Obes., 30, 2006,
1449-1460.
Eide E. R., Ronan N., Is Participation
in High School Athletics an Investment or a Consumption Good? Evidence from
High School and Beyond, Econ. of Educ. Rev., 20, 2001, 431-442.
Evans W.H., Evans S.S., Schmid R.E.,
Penneypacker H.S., The effects of exercise on selected classroom
behaviors of behaviorally disordered adolescents, Behav.
Disorders, 11, 1985, 42-50.
Felfe C., Lechner M., Steinmayr A.,
Sport and Child Development. IZA Discussion Paper 2011, No. 6105.
Gentile D. A., The Multiple Dimension of
Video Game Effects, Child Develop. Perspect. 5, 2, 2011, 75-81.
Heckman J. J., Stixrud J., Urzua S., The
Effects of Cognitive and Noncognitive Abilities on Labor Market Outcomes and
Social Behavior, J. of Labor Econ., 24, 2006, 411-482.
irkcaldy B.D., Shephard R.J., Siefen R.G., The
relationship between physical activity and self-image and problem behavior
among adolescents. Soc. Psychiatry Psychiatr. Epidemiol., 37, 2002, 544-550.
Kramer A.F., Erickson K.I., Colcombe S.J., Exercise,
cognition, and the aging brain. J. Appl. Physiol. 101, 2006, 1237-1242.
Pfeiffer C., Cornelissen T., The
impact of participation in sports on educational attainment - New evidence from
Germany, Econ. of Edu. Rev., 29, 1,
2010, 94-103.
Pfeiffer C., Friedhelm, Reuß, Karsten,
Age-dependent Skill Formation and Returns to Education, ZEW Discussion Paper
2006, No. 07-015.
Rovio S., Kareholt I., Helkala E.L., Viitanen
M., Winblad B., Tuomilehto J., Soininen H., Nissinen A., Kivipelto M., Leisure-time
physical activity at midlife and the risk of dementia and Alzheimer's disease, Lancet.
Neurol., 4, 2005,
705-711.
Sharif I., Sargant J.D., Association
Between Television, Movie, and Video Game Exposure and School Performance, Pediatrics,
118, 2006, 1061-1070.
Stevenson B., Beyond the Classroom:
Using Title IX to Measure the Return to High School Sports, Review of Economics and Statistics, 92, 2,
2010, 284-301.
Strong, W., Malina, R., Blimkie, C.,
Daniels, S., Dishman, R., Gutin, B., et al., Evidence Based Physical Activity
for School-Age Youth, The J. of
Pediatrics, 146, 6, 2005, 732-737.